La lapide che ne elenca i 16 nomi e la data dell’esacrando eccidio, è stata collocata ai piedi del castello dei Pio, sul luogo del sacrificio dove “furono fatti scendere dagli autocarri e allineati in due file di otto ciascuna, bocconi sul selciato, e furono mitragliati così, sul dorso, da giovani delle brigate nere che, prima e dopo la cinica esecuzione, cantarono gli inni fascisti”. Erano tutti cittadini rastrellati nel territorio di Carpi e furono massacrati con una proporzione ben superiore perfino a quella fissata dai nazisti che, come si sa, era di 10 a 1, per vendicare l’uccisione del console della Guardia nazionale repubblicana Filiberto Nannini, noto esponente del Tribunale Speciale Fascista; organo di feroce repressione di ogni voce libera. Sul luogo dell’eccidio è stata collocata una lapide per non dimenticare. E quella piazza rinascimentale, una fra le più spaziose d’Italia, che i carpigiani avevano battezzato “Piazza grande”, ora è “Piazza Martiri”. Per volontà popolare e a ricordo perenne di tanto sacrificio.
Il 58° anniversario dell’eccidio ha avuto il suo momento più significativo nel Cortile d’onore del Castello con gli interventi, davanti ad un folto pubblico, dell’assessore comunale Mirco Arletti e di Aude Pacchioni. Oltre a riproporre le sequenze della barbarica esecuzione, tramandate dalle cronache del tempo, la presidente provinciale dell’ANPI, ha esortato a non dimenticare che i valori repubblicani e democratici poggiano su questi fatti storici, che non sono “storielle” da revisionare, ma da raccontare e da trasmettere ai nostri figli e nipoti. Ricordando, con Ciampi, che “la memoria storica è un dovere. Trasmettere il monito di quelle terribili vicende è il modo migliore per rafforzare, soprattutto nei giovani, la cosapevolezza dei valori della libertà e della giustizia”.