Le donne protagoniste della Resistenza

Dopo i diversi incontri tenutisi presso la sede comunale di Palagano, siamo arrivati a definire una prima versione per il progetto di recupero del Borgo “Buca di Susano”. Il lavoro ha lo scopo di sostenere l’amministrazione comunale per l’intervento di valorizzazione del’edificio che fu teatro di uno degli episodi di sangue della strage di Monchio, Susano, Costrignano, Savoniero. La ferocia nazista che, il 18 Marzo 1944, ha colpito duramente le comunità della sponda destra della valle del Dragone alla Buca di Susano fu tristemente efficace. Tutti gli abitanti del casolare furono sterminati, e nessuno negli anni reclamò la proprietà dell’edificio.
La coppia di edifici è arrivata fino ai nostri giorni come congelata nella realtà di quegli anni. L’incuria del tempo ha provocato diversi crolli, e ha ridotto l’edificio ad uno stato di rudere. Nel corso del tempo un albero è cresciuto all’interno delle pareti sbrecciate. La pianta è sopravissuta per diversi anni, diventando un simbolo riconoscibile da chi percorre la strada provinciale S.P. 28 per Palagano.

08La valle in cui si trova l’edifico è costellata da numerose testimonianze dei fatti di sangue che sono accaduti durante la seconda guerra mondiale. Molte lapidi, monumenti, cippi sono stati eretti da parte delle istituzioni e dei parenti delle vittime.
In tutti segni che hanno lo scopo di testimoniare il dolore per la perdita dei propri cari, la testimonianza è affidata principalmente alla pietra, sulle quale sono state incisi i nomi, le date e tutti i riferimenti perchè i diversi avvenimenti non vengano dimenticati.
La “Buca” ha una particolarità: la pietra in questo caso non è più il mezzo per testimoniare, le pareti sbrecciate sono esse stesse la testimonianza di quanto accaduto quasi 70 anni fa. Raccogliendo l’opportuinità offertaci da tanta incuria, oggi a distanza di sette decenni si ha la possibilità di far rivere ancora una volta quei luoghi.
La generazione di chi sta scrivendo è fortunata, perchè ha goduto la pace guadagnata con quanto è successo in passato. Causa il susseguirsi delle generazioni, oggi la memoria non può più essere la testimonianza diretta del dolore, ma deve diventare un momento di consapevolezza e di sintesi di quanto la storia dovrebbe averci insegnato. L’idea è che luoghi come questo, con il carico di episodi accaduti, possano testimoniare quanto sia grande l’errore della guerra. L’idea è quindi quella di conservare le testimonianze tal quali, accostando e sovrapponendo i componenti necessari a garantire la fruibilità dell’edificio lasciandone intatta la leggibilità. L’albero al centro dell’edificio con i muri sbrecciati, è la chiave simbolica dell’intero intervento.
In diverse religioni l’albero è simbolo della vita che vince sulla morte. Nulla è inventato, l’albero era germogliato da solo tra le pietre della casa distrutta. Il progetto si basa quindi su elementi che già sono presenti: l’albero, i muri crollati, aggiungendo come elemento di novità uno spazio di aggregazione giovanile che guardi alla testimonianza.
La sala prove infatti ha la finestra che come un canocchiale è rivolta verso la casa sbrecciata, verso l’albero che vive all’interno. Questo è il metodo che l’intervento si prefigge. Mettere a contatto le giovani generazioni con un luogo simbolico.
L’obiettivo è sicuramente ambizioso, far riflettere gli utenti della sala prove,ma è altrettanto vero che è inusuale vedere un albero che vive ll’interno di una cortina di mura sbrecciate.

Ing. Luca Bezzi
Presidente Anpi Palagano