l nostro primo colloquio con Bianca Cremaschi risale alla fine del 1982. Ci interessava non tanto mettere in rilievo la sua partecipazione attiva alla dura lotta della Resistenza, già documentata nel volume “A guardare le nuvole; partigiane modenesi tra memoria e narrazione”, edito dal Centro Documentazione Donna di Modena, ma ritenevamo nostro preciso compito documentare i pesanti riflessi sui figli delle persecuzioni subite, per anni, dagli antifascisti per opera del regime fascista.

Bianca nasce a Soliera (Mo) nel 1926 ed è figlia di una delle più belle e limpide figure dell’antifascismo e del movimento contadino: Olinto Cremaschi.

La famiglia Cremaschi è composta da quattro fratelli: Aniceto, Olinto, Romeo ed Alberto. Bianca ha cinque anni quando viene a contatto con la violenza delle “squadracce” fasciste.

E’ notte e dorme nel suo letto, quando nella camera irrompono i fascisti che cercano una macchina da scrivere, che – secondo loro – serve per battere i volantini di propaganda. E’ piccola, ma istruita a dovere e nega imperterrita la presenza dell’oggetto incriminato. I fascisti – che cercano anche armi – (le spie non erano certo assenti in quel periodo) mettono a soqquadro tutta la stanza poi, non trovando niente, si precipitano in cantina, tolgono tutti i tappi delle botti così il vino, fuoriuscendo innonda il pavimento. Infine salgono sul fienile, gettano giù le balle di paglia e la sparpagliano. Non trovano né armi né macchina da scrivere e se ne vanno. Ma le armi (i moschetti) c’erano, ma nascosti nel pozzo. A notte inoltrata, le donne le vanno a ripescare e le nascondono in campagna.

Ma c’è dell’altro ancora; l’umiliazione dello sfratto cioè “la cacciata” dal fondo di 20 biolche a Cibeno di Soliera che la famiglia Cremaschi, composta da 20 persone (fra cui 8 bambini) coltiva a mezzadria e Bianca la soffre nel 1930, quando ha pochi anni. I Cremaschi cercano allora disperatamente un’altra occasione di lavoro, ma si è sparsa la voce che sono dei “sovversivi” pericolosi e nessuno li vuole.

Finalmente una “marchesa” che ben conosce l’onestà e la capacità lavorativa della famiglia, li accoglie nel suo fondo a S. Maria del Mugnano (Mo).

A questo proposito, riteniamo opportuno citare la testimonianza di Olinto, così come viene riportata da Walter Silingardi, nella bella biografia del suo saggio apparso sulla “Rassegna dell’Istituto Storico della Resistenza e di Storia Contemporanea in Modena e Provincia” del 1988 dedicata all’anniversario della Costituente: “Quello (siamo nel 1930), fu un anno durissimo per loro perché, al loro arresto seguì l’escomio, da parte del padrone, di tutta la famiglia. Solo la solidarietà dei contadini e il coraggio di un proprietario, impedirono che una famiglia di 21 persone, venisse gettata in strada e consentirono ai Cremaschi di ottenere un podere in affitto a S. Maria di Mugnano”.

Negli anni ’30, Olinto viene arrestato e portato a Firenze per un processo. Bianca che è molto legata affettivamente al padre (e come era possibile altrimenti), vuole abbracciarlo, una guardia si impietosisce. Ma lui è in gabbia, incatenato e nemmeno gli “tolgono le manette!” e il suo desiderio rimane tale.

Nel 1932, per festeggiare l’anniversario della “rivoluzione fascista”, viene concessa ai confinati una amnistia e trascorrere il Natale con le loro famiglie. Ma dice Bianca: “Il mio papà non c’era perché era stato di nuovo arrestato nel 1933”. Era in carcere. Mi rifugiai in camera a piangere. Ancora oggi, al solo pensarci mi viene il “magone”.

A questo punto occorre rilevare la straordinaria compattezza e solidarietà di tutta la famiglia Cremaschi e soprattutto (fa notare Ines Pioli che partecipa all’incontro), evidenziare il ruolo assunto da una straordinaria figura femminile: Ada Ferraguti che, con grande determinazione e lucidità mentale riesce a sostituire il marito Olinto, sempre assente e latitante per un impegno politico che non gli concesse mai requie.

Ancora una volta è opportuno citare la dichiarazione espressa da Olinto nel suo “memoriale”: “In sintesi dal fascismo venni bastonato due volte e condannato a cinque anni di carcere e di confino e bandito dalla mia abitazione. Nel corso di questi anni dovetti peregrinare presso i contadini della provincia ed ebbi la mia casa per parecchie volte della polizia”.

Può sembrare assurdo, ma l’unico periodo di relativa tranquillità Bianca la vive a 9 anni quando il padre è confinato a Ponza. Lì conosce persone di grande rilievo come Amendola e la moglie, Benedetti, Alfeo Corassori e Fantuzzi di Reggio Emilia.

La famigliola Cremaschi è finalmente unita, ma solo per quattro mesi, perché in seguito a una manifestazione dei confinati, Olinto viene portato a Napoli per processarlo e i familiari devono ritornare a casa. Così dunque i figli dei combattenti antifascisti hanno “vissuto” la loro infanzia!

In questi giorni, abbiamo di nuovo incontrato Bianca, conserva con commozione e lucidità ogni ricordo. Ce li espone con naturalezza e modestia e grande spontaneità. Ci ricorda tanto suo padre che abbiamo avuto la fortuna di conoscere.

Mara Malavasi e Velia Venturi