(dati dell’Istituto Storico di Modena)

Non sono disponibili dati precisi sulle persecuzioni subite dagli antifascisti in provincia di Modena.

Per i socialisti, comunisti, anarchici e cattolici uccisi durante il periodo 1920-1924 i dati sono parziali (una ricerca non è mai stata fatta).
I nomi conosciuti danno un totale di almeno 20 uccisi. Tra questi l’onorevole Pio Donati, morto a Bruxelles nel 1926, e il cattolico popolare Francesco Luigi Ferrari, morto nel 1933 a Parigi, entrambi deceduti a seguito delle percosse ricevute dagli squadristi fascisti a Modena.
Centinaia sono gli antifascisti bastonati, feriti, purgati con l’olio di ricino, costretti ad abbandonare il lavoro, a trasferire la residenza per sfuggire alle persecuzioni.

Decine di case del popolo, sedi di leghe sindacali, camere del lavoro, cooperative sono incendiate e distrutte.
1.700 antifascisti modenesi schedati nel Casellario politico centrale, mentre altre centinaia sono schedati solo a livello locale.
670 antifascisti schedati sono costretti ad emigrare per sfuggire alle persecuzioni, migliaia i semplici simpatizzanti o attivisti di sinistra costretti a prendere la via dell’esilio.

180 antifascisti sono processati dal Tribunale speciale.
156 antifascisti sono condannati a scontare un periodo tra i 2 ei 5 anni nelle isole del Confino politico.

Nella seconda metà degli anni trenta, e durante la guerra:

Tutta la comunità ebraica subisce le conseguenze discriminatorie delle leggi razziali, diversi devono trasferire la residenza in altre città o emigrare all’estero. Numerosi perdono il lavoro o le aziende di cui erano proprietari, molti sono perseguitati e deportati nei campi di sterminio.
Migliaia di soldati modenesi sono mandati a combattere nelle guerre di Mussolini, dalla Spagna all’Etiopia, dalla Jugoslavia alla Grecia, dall’Africa settentrionale all’Unione Sovietica.
Numerosi non torneranno. Non esiste un dato preciso relativo ai militari che non hanno aderito al richiamo della repubblica di Salò e per questo motivo sono stati internati nei campi di lavoro e/o concentramento, o massacrati direttamente.